Concentrazione
Per una mancanza di tempo e solitudine avevo svolto gli esercizi di concentrazione scegliendo un orario piuttosto infelice: pomeridiano, quasi serale. Di solito evito quel momento della giornata perché ho l’impressione di subire un’accelerazione eccessiva della vitalità, come il caffè dopo cena. Per giunta la temperatura della stanza indicava il trapasso avvenuto da timida primavera ad estate prepotente: e l’esercizio si consumò, nei primi minuti, in una lotta serrata contro il sonno. Mia, con molti forse, fu tuttavia la vittoria: alla centesima volta in cui la coscienza tentava di svanire, ricevetti improvvisa una specie di energico calcio nell’anima: mi parve che qualcosa si spezzasse in mille frammenti come se una parete di vetro si fosse frantumata nella coscienza e, all’improvviso, l’esercizio fu rischiarato da straordinaria lucidità.
Stavo interiormente immobile, quasi a gustare meravigliato il modo stravagante del passaggio dall’impotente dormiveglia a quel brusco eccesso di coscienza, quando in quest’ultima si accese l’immagine netta e roteante di un gorgo velocissimo acceso al centro della fronte. Trattavasi di una pressione pulsante, equivalente a quella che possa esercitare un dito, localizzata fra le sopracciglia, circa due centimetri all’interno del cranio. Ad essa si accompagnava il sorgere di un piccolo globo luminoso nel mio panorama interiore, della dimensione approssimativa di pochi centimetri.
Cominciai a contemplare la visione cercando contemporaneamente di richiamare e vivificare il “concetto”, precedente frutto del concentrarsi, quando osservai che il “globo” cominciava a muoversi verso il basso producendo, nel suo passaggio tracheale, una nuova netta sensazione di pressione che stavolta tendeva a localizzarsi alla base del collo nel vano clavicolare, pochi centimetri all’interno del mio corpo. A tratti la sensazione era asfissiante, tanto che, mi parve, la respirazione ne subì qualche intralcio apparente, modificandosi nel ritmo e nell’intensità. Lasciai queste percezioni in un angolo della coscienza per tornare a contemplare il globo di luce, ora immobile al centro del collo.
Con un’operazione che potrei definire di deglutizione o, forse anche di spinta virtuale verso il basso, avvertì che la sfera luminosa si abbassava ancora e andava a “sfociare” nella cavità ampia dei polmoni in direzione del cuore. Qui, come un fiume che raggiunge il suo mare, la sfera subì una espansione elastica ma repentina, tangibilmente benefica, andando ad occupare tutto lo spazio a sua disposizione e infondendo una sensazione di calore, serenità, luce. Si trattava di un piccolo e abbagliante sole, che ora sorgeva al centro del cuore e si nutriva del mio volere e del mio respiro.
Ore 17.55, il suono della sveglia, impostato a dieci minuti, mi ritrasse nel mondo reale e tutto sembrò svanire: rimasi immobile per un indefinito tempo, ora sveglio nei sensi ordinai, a contemplare me, il mio corpo interiore, le membra riscaldate da un nuovo meraviglioso astro.
Il Reazionario