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Il ReazionariO

Il tempo ciclico e l’eterno presente

Diversi popoli della Tradizione rappresentavano con l’Uroboro (dal greco οὐροβόρος, dove οὐρά sta per “coda” e βόρος sta per “mordace”, aggettivo riferito al serpente) la concettualizzazione della ciclicità. L’eterno ritorno che vuole che nulla si crei, nulla si distrugga, tutto si trasformi (Lavoisier) per tornare all’origine del momento presente.

In Nietzsche lo schema dell’eterno ritorno è dominato dal superuomo che con la sua volontà di potenza realizza l’azione in grado di cristallizzare l’eternità.

Quindi la ciclicità del fluire del tempo conosce dei momenti in cui l’Uroboro si incrocia con Giano Bifronte.

Janus, nell’interpretazione che ci fornisce Guenon, possiede infatti un terzo volto, quello dell’attimo presente “invisibile, perché il presente, non è, si dice, né l’uno (il passato) né l’altro (il futuro) di quelli visibili. Questo terzo volto, infatti, è invisibile, perché il presente, nella manifestazione temporale, non è che un istante inafferrabile; ma quando ci si eleva al di sopra delle condizioni della manifestazione transitoria e contingente il presente contiene invece ogni realtà”.

Del resto anche Nietzsche per rendere il concetto di incrocio delle tre dimensioni – passato, futuro e presente – utilizza la metafora della porta: “Guarda questa porta carraia! Nano! Continuai: essa ha due volti. Due sentieri convergono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine. Questa lunga via fino alla porta e all’indietro: dura un’eternità. E questa lunga via fuori dalla porta e in avanti – è un’altra eternità”. “Si contraddicono a vicenda questi sentieri, sbattono la testa l’un contro l’altro: e qui, a questa porta carraia, essi convergono. In alto sta scritto il nome della porta ‘attimo!’”. L’oltreuomo, secondo Nietzche, si compie ne “la mia formula per la grandezza dell’uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né avanti a se, per tutta l’eternità”.

Un’accettazione che non è rassegnazione. Un accostamento a questa posizione, seppur azzardato, può essere fatto con la Seconda Nobile Verità del Buddismo per la quale tutta la sofferenza dell’uomo è causata dal desiderio. E che la soluzione (Terza Nobile Verità del Buddismo) è smettere di desiderare. Ovvero lasciare il desiderio inutile e imparare a vivere superando i problemi della vita senza paura.    

Molte discipline orientali, tra cui il Buddismo appunto, prevedono pratiche meditative che concentrano l’azione nel momento presente, nell’attimo. Obiettivo è quello di raggiungere la consapevolezza della propria essenza attraverso la capacità di percepire il proprio esistere, il proprio respiro, le proprie tensioni corporee, il proprio fluire nell’eternità.

La meditazione è momento orizzontale e, assieme, azione verticale. Orizzontale in quanto permette di comprendere la realtà per quello che è. Seduti sul piano orizzontale si percepisce il proprio essere inserito nel mondo intorno a se. E’ pratica verticale in quanto riesce a depotenziare il proprio ego, facendo in modo che si possa avvicinare e percepire meglio il flusso dell’esistenza e provare l’accostamento all’elemento divino.

In Occidente è nata e si sperimenta la pratica antroposofica che prevede, nell’accezione Steineriana, i sei esercizi fondamentali di concentrazione come viatico fondamentale per intraprendere l’approccio meditativo scientifico. Ma la connessione tra occidente e oriente è comunque mantenuta. Tanto che i sei esercizi di concentrazione si possono considerare come la versione occidentale dell’ottuplice Sentiero del Buddha.

Laddove infatti l’ottuplice sentiero prevede che il praticante persegua: la retta visione, la retta intenzione, la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza mentale, la retta concentrazione. I sei esercizi di Steiner vertono su: controllo del pensare, controllo del volere, controllo del sentire, positività, spregiudicatezza ed equilibrio.

Così come la “scuola” orientale, anche la “risposta” occidentale antroposofica richiede nel praticante l’autocoscienza del presente. La volontà di destarsi nello spirito ed astenersi dalla dialettica azione/reazione.  Esistono infatti, secondo Steiner, due rischi fondamentali da evitare per chi pratica. La tendenza luciferica, di cedere alla ripetizione di schemi mentali del passato = supremazia del volto di Janus che guarda indietro. Oppure, all’opposto, la tendenza arimanica, tesa ad anticipare con la mente gli eventi futuri = predominanza del volto di Janus che guarda in avanti. Il Logos sta invece nel terzo volto, invisibile, di Giano: quello fermo sull’attimo ineffabile.

Stante quindi il fine comune, le distinzioni tra le vie che giungono all’elevazione sarebbero da riscontrare nell’ambito metodologico. Fatta eccezione per un elemento di metodo che mette in connessione le diverse vie alla meditazione. Ovvero l’esigenza di una pratica costante nel tempo che sia in grado di plasmare la mente e permetta così l’evoluzione dell’individuo.

Il Reazionario

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